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C’è del valore aggiunto nella scelta di Marco Montanaro, quando usa i piè di pagina per costruire 99 narrazioni con la complicità di chi legge, obbligato - ciascun lettore con la propria storia e proprio malgrado - ad architetture capaci di sorreggere l’inesistenza testuale con il solo indizio della direzione assunta dall’autore, direzione spesso stravagante ma, davvero, mai banale, quasi fosse impegnato, anche per circostanza (quasi) numerologica, a strutturare note ai 100 testi di Centuria, cento piccoli romanzi fiume, straordinaria opera di Giorgio Manganelli mai sufficientemente divulgata.
Nota dell’autore
Il vapore e la ruggine è un’opera in forma di note a piè di pagina: ciò che resta di un testo – probabilmente un romanzo – indicibile.
Ho iniziato a scrivere queste “arringhe” in un periodo di parziale reclusione, un momento in cui la scrittura – così come l’idea di tornare a pubblicare – era un fatto del tutto clandestino, che negavo soprattutto a me stesso. Tanto da dover assumere un nom de plume.
La voce che anima Il vapore e la ruggine è infatti quella di Guglielmo Soga, poeta e polemista, uno degli eteronimi che ho usato negli anni sul blog malesangue.com.
Soga – corda, in lingua spagnola, una cosa che sta tra il petto e il soffitto – affronta vicende personali, artistiche e sentimentali, sempre in equilibrio tra le dolcezze e le asperità dell’epoca che si trova a vivere.
Il fatto stesso che queste note siano fuori dal testo, dunque fuori dalla scena, potrebbe rappresentare una riflessione su ciò che è raccontabile e ciò che invece non si può dire circa la propria biografia.
In questo senso, per Soga la forma-romanzo è un prodotto editoriale/industriale evidentemente osceno.
Ma Il vapore e la ruggine è anche, soprattutto, un gioco di natura puramente tipografica, che parte dalle abitudini di lettura contemporanee – i nostri occhi apparentemente saturi di informazioni testuali, provenienti da ogni tipo di device – per ingaggiare col lettore una sfida sul rapporto tra pieni e vuoti, tra spazi bianchi e inchiostro; tra respiro e discorso, direbbe lo stesso Guglielmo Soga.
L’auspicio è che l’impressione, alla fine, sia comunque quella di aver vissuto un’avventura.
Buona lettura, allora.
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Il tempo che passavo a decifrare te, adesso è per decodificare me. Ti risparmio però l’elenco di macerie, case diroccate, mura solitarie e archi rampanti che non tengono più nulla. Se hai un nome per questo passaggio di vita (mi auguro sia breve) fa’ di tutto, ti prego, per smarrire la voce – o anche solo il telefono.
Marco Montanaro (1982) vive in Puglia.
Il suo blog è malesangue.com.
LietoColle nasce nel 1985 in un piccolo paese di frontiera e si qualifica immediatamente in due priorità fondative: attenzione nella scelta degli autori e cura artigianale al singolo libro, concepito come frutto di lavoro corale.
Nel corso degli anni, il carattere della nostra casa editrice è rimasto immutato, mantenendo tenacemente l’amore, inteso nel senso più concreto, per la poesia.
Proprio perché in frontiera, sentiamo la necessità di rispettare una nostra identità e, al tempo stesso, costruiamo aperture per progetti di traduzioni sempre nutriti di supporto saggistico.
Nella scelta di autori e autrici, privilegiamo l’originalità, la ricerca e il valore della loro scrittura, non tanto quindi la consueta notorietà dei soliti nomi,per questo continuiamo a investire su scritture emergenti e opere prime.
LietoColle considera la preziosità del singolo libro, perciò abbiamo ridotto la quantità delle pubblicazioni intensificando rigore e passione ma anche suscitando creativamente occasioni per la poesia e la sua diffusione.